La comunicazione
e il tiro con l'arco

L’arte di interagire e comunicare

Riflessioni "sportive"

Se anche tu ami lo sport, di qualunque sport si tratti,  sai quanto sia maestro nell’insegnare la vita

Ogni sport porta in sè una metafora che, se ci prendiamo tempo per osservare, ci permette di comprendere svariate sfaccettature: lo sport insegna la costanza, la determinazione, la pazienza, la capacità di tenere duro. Lo sport insegna la condivisione, la responsabilità verso se stessi e verso gli altri. Lo sport insegna la magia delle sinergie, la passione, la capacità di rialzarsi dopo una sconfitta

La riflessione e il parallelo con l’arte del farsi comprendere mi  arriva proprio da uno sport che pratico con grande passione, il tiro con l’arco  istintivo dinamico in contesto naturale, insomma tiro nei boschi con un  arco in legno, senza ausili per la mira, con tiri in pendenza, mobili e a  distanza sconosciuta

In questo tipo di tiro, le sfide  sono molte e le variabili  infinite, proprio come quando ci relazioniamo con le persone, infatti  ognuno di noi porta con sé la sua mappa del mondo

"il vero signore è simile agli arcieri"

Confucio mi riporta ad una introspezione arcieristica che ben si adatta alla comunicazione “Il vero signore è simile all’arciere: se manca il bersaglio cerca le cause in se stesso”

Quando comunichi con gli altri sei certo di essere sulla stessa frequenza del tuo bersaglio?

Prima di approcciarmi ad un tiro, vi è un momento estremamente  razionale guidato dalla neocorteccia: guardo il bersaglio, ne stimo la  distanza, preparo il mio corpo al tiro ponendomi nella giusta direzione  con le spalle, bilancio il mio peso così da trovare il giusto  equilibrio, osservo ciò che mi circonda e che si frappone tra me e ciò  che voglio colpire, poi faccio un bel respiro e mi lascio guidare dal  mio cervello limbico, entro in contatto emozionale, immagino il volo  della mia freccia, la parabola che compirà e la vedo già conficcata al  centro del bersaglio e poi mi abbandono all’istinto

A questo punto potrei tirare ad occhi chiusi; un altro bel respiro,  i miei muscoli sono pronti, (aver immaginato l’azione li ha caricati, il  sangue è già affluito verso di loro), tendo la corda, il mio arco si  flette, incamera energia e quando “sento” di essere pronta rilascio la  mia freccia e insieme a lei escono dall’arco la tensione, le aspettative,  la paura di fallire e mi sento libera

Seguo il volo, volo con lei verso il bersaglio nella convinzione  profonda di aver dato la giusta importanza ad ogni fase, “RAZIONALITA’”  “EMOZIONE” “SENTIMENTO” e se ho fatto ogni cosa nel giusto modo, diverso  ad ogni tiro, calibrando tutte le fasi in funzione del bersaglio,  allora, prima ancora che la freccia colpisca nel segno ho la  consapevolezza di aver fatto centro

Ricerco tutto questo nel relazionarmi con gli altri, osservo, stimo  la distanza di pensiero, ricerco la giusta calibrazione, il giusto  equilibrio, l’emozione, cerco di comprendere ciò  che ostacola il volo delle mie parole, respiro e immagino l’effetto di  ciò che dirò, perché solo così posso centrare il bersaglio

Tu che ne pensi?

“Quando l’arciere tende la corda, può vedere il mondo intero  dentro il suo arco. Quando segue il volo della freccia, questo mondo gli  si avvicina, lo accarezza, dandogli la perfetta sensazione di aver  compiuto il proprio dovere. Un guerriero della luce dopo aver fatto il  suo dovere e aver trasformato l’intenzione in gesto non deve temere più  nulla: ha fatto ciò che doveva” (Paulo Coelho, Il guerriero della luce)

Comunicare per me è come tirare con l’arco, se l’intenzione è onesta non ho paura di sbagliare perché avrò un’altra possibilità